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I fratelli Schott e il loro "Itinerario d'Italia"

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I FRATELLI SCHOTT E IL LORO "ITINERARIO D’ITALIA"

(fonte: L’itinerario d’Italia di Franz Schott: un prototipo seicentesco della guida per il viaggio in Italia, Valente, 2009)

Nel 1601, per opera dei due editori padovani Francesco Bolzetta e Pietro Bertelli, venne pubblicata in Italia, a Vicenza, la seconda edizione latina dell’Itinerario d’Italia di Franz Schott; l’opera fu arricchita delle carte di alcune città d’Italia e il testo, per volontà degli editori, venne ampliato dall’intervento di Geronimo Capugnano, frate domenicano di Bologna. Una successiva edizione latina fu pubblicata da Pietro Bertelli nel 1610 a Vicenza. Nel 1620 lo stesso autore Franz Schott, spinto dal successo immediato che il suo Itinerario aveva ottenuto, tentò la pubblicazione di un’ulteriore edizione latina che apparve a Colonia ma fu un insuccesso e non ebbe alcuna influenza sulle successive edizioni. Nel 1625, anno giubilare, dopo la morte di Franz Schott, il fratello Andreas curò una nuova edizione latina dell’Itinerario, che fu seguita dall’edizione pubblicata ad Amsterdam nel 1655 dal grande editore Jodocus Jansson. Quest’ultima edizione includeva 18 carte di città italiane derivate in larga parte dall’atlante del 1657 di Joannes Jansson.

La prima edizione italiana dell’Itinerario d’Italia fu pubblicata a Venezia nel 1610 da Francesco Bolzetta. Si basava sul testo latino del 1601 e nel titolo recava erroneamente l’indicazione di Andreas Schott come autore. Da questa prima edizione italiana discesero tutte le successive edizioni italiane. Per opera di Bolzetta videro la luce le edizioni vicentine del 1615, 1622 e 1638 e le edizioni padovane del 1629, 1642 e 1649. In tutte queste edizioni italiane veniva mantenuto l’errore di attribuzione della paternità dell’opera a Andreas Schott, anziché al fratello Franz. A Roma l’Itinerario di Schott fu pubblicato per la prima volta nel 1650 dall’editore Filippo De Rossi, edizione a partire dalla quale venne ripristinata l’attribuzione della guida al suo legittimo autore. L’apparato cartografico che arricchiva il testo - costituito da una carta generale dell’Italia e da 19 carte di città italiane - pur riproponendo le stesse località delle mappe presenti nelle edizioni Bolzetta risultava di qualità superiore. Matteo Cadorini, successore a Padova dell’attività editoriale di Bolzetta, pubblicò due nuove edizioni dell’Itinerario nel 1654 e 1659; il testo del 1659 fu riproposto nella successiva edizione pubblicata a Venezia nel 1665 dall’editore Brigonci. Nel 1669 e 1670 Matteo Cadorini pubblicò altre due edizioni dell’Itinerario. Nel 1669 la guida di Schott fu nuovamente edita a Roma da Michelangelo e Pier Vincenzo De Rossi con l’aggiunta di altre cinque carte. I De Rossi ristamparono la loro edizione nel 1700 e nel 1717; successivamente l’editore Fausto Amidei acquistò le piante dell’Itinerario di Schott e pubblicò nel 1737 una nuova edizione con una revisione accurata del testo. Seguirono altre due edizioni dell’opera negli anni 1747 e 1761 (fonte: L’itinerario d’Italia di Franz Schott: un prototipo seicentesco della guida per il viaggio in Italia, Valente, 2009).

 
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